Gli Archivi Ritrovati di Giuseppe Miotti

Se ricordo chi fui, diverso mi vedo
e il passato è il presente della memoria.
Chi sono è qualcuno che amo,
ma soltanto nei sogni.
Nulla se non l’istante mi riconosce.
Nulla il mio stesso ricordo, e sento
che chi sono e chi sono stato
sono sogni differenti.

Fernando Pessoa

liss

Quando per la prima volta ho avuto il piacere di sfogliare gli Archivi Ritrovati di Giuseppe Miotti già avevamo ospitato in Alpine Sketches parecchie delle fotografie che avrebbero riscosso molto successo in Facebook, un gradimento che l’autore, non so se più ingenuo o umile, definisce imprevedibile.

Sgombrato il campo dal già visto, che si è man mano stratificato nel tempo con le tante foto, gli articoli, le guide e quant’altro è stato scritto e pubblicato sul fenomeno del sassismo, ci si renderà conto di come fosse indispensabile raccogliere molte di quelle esperienze in una forma compiuta, e soprattutto a beneficio di chi non ha vissuto quell’epoca d’oro, quanto la pubblicazione di questo volume fosse doverosa e necessaria.

Le avvertenze per l’uso degli Archivi cominciano dalla fine, col Vademecum Bibliografico, per capire quale sia l’ispirazione di cinquant’anni di memoria che si schiuderanno pagina dopo pagina.
L’occhio cade su pochi libri di alpinismo e solo i nomi dei più grandi e più introspettivi, i più “scrittori” – Hemming, Karl, Bonatti, Diemberger, Boardman…
Tra Daumal, Jung, Thoreau, Chatwin, Pirsig, questi titoli definiscono pienamente la libera, ricca e profonda formazione culturale di Miotti.
A mio parere, in quel compendio, gli Archivi Ritrovati troverebbero il loro degno posto.

“Non credo e non credetti mai nella lotta coll’Alpe”   

E naturalmente è centrale nel libro la vicenda del sassismo di cui Miotti è stato protagonista. I legami di corda, vita e amicizia narrati negli Archivi di quel periodo sono le vicende di personaggi dell’alpinismo più ragionato che mai si sia visto e praticato in Italia. Risulterà sempre meno credibile pensare al “sassismo” come il frutto di fatti locali, casuali e fortuiti.

E poco importa se diventare ‘sassisti’ sia stata una genesi o la necessaria conseguenza di qualcos’altro. Quello che ancora entusiasma a distanza di tanti anni è il ‘loro’ vedersi da dentro, fotografare quell’attimo mentre tutti gli altri stavano solo a guardare: Miotti e quel gruppo di ragazzi ci riuscirono.

Ma prima di tutto, prima del gioco e dell’avventura alpina, quelle degli Archivi sono vicende permeate da un profondo e mai quieto senso di sospensione, come se dall’impressionante episodio della Voce, giunta da profondità insondabili o dal monito degli Dei, Miotti decifrasse quanto noi uomini siamo ospiti in questa terra e come per gli alpinisti la montagna non sia che un luogo di passaggio, di non-appartenenza.

Dal microcosmo dei sassi e dei cristalli al macrocosmo delle più grandi pareti, negli spazi di luoghi esoterici, di archetipi soprannaturali, il cerchio si chiude perfettamente, come in un film di Malick.

È la volta delle montagne enormi.
Così che dalle rassicuranti ambientazioni di Pianazzo, dalle ingiallite foto-ricordo dei solari versanti del Bernina, del Badile, della val Torrone o della dolce Val Porcellizzo ci si trova proiettati dall’altra parte, dentro la materia ‘oscura’ della Val Bondasca, lì dove tutto impressiona per altezza, vertiginosi appicchi e intricati accessi, non bastasse il confronto con la storia e le tracce dei più grandi alpinisti della storia.

Dalla saga della mai realizzata ripetizione della via Cassin in piolet traction alla parete nord est del Badile per la via nuova del Pilastro della Goccia, consacrazione ufficiale dei ‘sassisti’ in Mountain Magazine nel 1977.
Dalla nord del Cengalo per la via Borghese con l’aiuto del ‘Gigante’, l’amico Andrea Savonitto, a Cacao Meravigliao nella nord est, l’ultima parete inviolata della Val Bondasca.

Estraggo, tra le moltissime altre salite, il Legnone per il couloir della parete nord ovest, un viaggio di 1700 metri nel cuore della montagna; le long-course sulle Orobie e sul sentiero Roma in inverno; e Ortles, Cima Viola, Liss del Pesgunfi.
Eppoi ancora le scalate su torri di amato serpentino e su esili colate di ghiaccio; le storie di placche, pilastri, tetti, varianti, in un susseguirsi di grandi e piccole avventure in cui la parola d’ordine è ‘andiamo a vedere’, senza badare ai lunghi avvicinamenti, al tipo di roccia o a quale sarà poi il grado e se ci sarà da bivaccare. E per le tante salite realizzate ancora di più si conteranno i tentativi e le lunghe ritirate.

Ma negli Archivi Ritrovati si parla anche di altro che non sia di arrampicata e ghiaccio. Miotti si definisce innanzitutto un montanaro e si rivolge anche a chi alpinista non è.
Ci racconta con amore e sensibilità la storia delle sue valli, di territori fragili e da tutelare.

Della Valtellina devastata dall’alluvione del 1987 e dell’enorme frana dell’intero monte Coppetto ma anche della cementificazione selvaggia che ne segue.
Qui non si tratta di fare a pugni virtuali contro la retorica dei ‘rigidones’ o degli imbalsamati paladini dell’etica; o idealmente contro lo sport dell’arrampicata libera, la moda e l’omologazione.
Dalle cose fatte per gioco si passa a qualcosa di molto serio e alle botte vere, tra i ‘sassisti non organizzati’ e le persone malvagie che speculano sulla distruzione della vorace -e divorata- val Malenco o chi vorrebbe addirittura impadronirsi delle acque della Val Masino.

Ormai Miotti è un professionista della montagna “a 360 gradi” ma è sempre attento a non abbandonarsi all’abitudine e a non cedere ai compromessi.
Come guida alpina sceglie di essere un educatore e non quel tipo di animatore che accompagna al divertimento i clienti lungo vie completamente attrezzate a spit, o peggio, approcciandosi  alle montagne con l’elicottero;
da scrittore di guide alpinistiche è un divulgatore, pur sempre nel dubbio se rendere pubblica l’esistenza di primordiali incantevoli luoghi e nuovi terreni di gioco o, invece, tenere tutto per sé.

Gli Archivi Ritrovati nascono con questo segno distintivo di purezza, come se Miotti pensasse che i tanti suoi lettori saranno persone tutte speciali cui affidare pensieri privati, qualche segreto e naturalmente l’impegno di un ruolo costruttivo del futuro delle nostre montagne.

La foto seppia naturale della Guida Carlo Joli e la sua magnifica cliente sul Pizzo Palù negli anni ’40 chiude il volume. Associarla con un ideale salto temporale alle prime due foto d’epoca a pagina 3 è comprendere d’un tratto come tutto torna. Avranno allora un senso gli smarrimenti e gli slanci e la curiosità del mondo magico di Miotti, i perché della Voce, dell’attrazione verso i contatti esoterici, del fascino per le filosofie orientali e anche il perché di questa raccolta.

In tempi di social network, quando il significato di condivisione viene molto spesso frainteso come un modo di promuoversi o per il solo mostrarsi a pochi amici, questo spartire un materiale prezioso, avventuroso e poetico che altrimenti andrebbe perso o lentamente dimenticato ci arriva come un’opera generosa e concreta, solida come i grandi e piccoli ometti di pietra che hanno guidato Miotti in questa fatica.

E come per la rete dove a furia di navigare il mare non si vede più, anche le nostre montagne si sono riempite di segni a tal punto da non lasciare spazio neppure all’immaginazione.
Ma se una linea perfetta farà sognare un giovane alpinista, gli occhi incollati al finestrino di un treno in transito per Colico, la magia di Miotti, ‘Popi’ per gli amici, ‘sassista’, guida alpina e alpinista, montanaro e scrittore, dottore in Agraria come il bisnonno Giuseppe, si sarà fatta e il cerchio della vita ancora per una volta compiuto.

Stefano Lovison

Il libro Gli Archivi Ritrovati si può acquistare rivolgendosi direttamente all’autore oppure in alcune librerie specializzate (per ora Cattaneo a Lecco, Hoepli e Monti in Città a Milano, La Montagna a Torino). Prossimamente Giuseppe Miotti presenterà il suo libro a Torino (La Montagna), a Genova, a Finale Ligure (in tandem con Sandro Grillo che ha scritto una storia di Finale), a Roma e a Catania.

© Alpine Sketches 2013